- 19 Maggio 2016
- Posted by: admin
- Categories: Alimentazione, News
L’Italia è invasa da olio proveniente dall’estero: soltanto nel 2015 ne abbiamo importato 599.600 tonnellate per un valore di 1,8 miliardi di euro, il 22,6% in più rispetto al 2014, con veri e propri boom dalla Tunisia (62.000 tonnellate in più rispetto all’anno precedente, pari al +245,1%), dal Marocco (2.000 tonnellate in più, +196,5%) e dalla Grecia (95.000 tonnellate in più, pari al +172,4%).
L’olio straniero finisce in bottiglie e lattine con etichette che indicano soltanto genericamente l’area di provenienza europea o extra Ue, senza nient’altro che specifichi il Paese di origine.
L’allarme arriva oggi da Aifo Confartigianato, l’Associazione italiana dei frantoiani oleari, alla vigilia del Congressoche celebra i 20 di attività dell’Associazione e che si svolgerà il 20 e 21 maggio a Montefiascone (Viterbo).
Secondo Aifo le massicce importazioni di olio, anche a seguito delle recenti misure europee di riduzione dei dazi all’importazione di olio dalla Tunisia, colpiscono la produzione delle imprese italiane.
“Le condizioni igienico-sanitarie, il sistema di controlli e i costi di produzione in molti Paesi dai quali importiamo olio – spiega Piero Gonnelli, Presidente di Aifo Confartigianato – sono profondamente diverse rispetto a quanto avviene in Italia. Basti pensare che il costo del lavoro per un operaio tunisino è 15 volte inferiore rispetto a quella di un lavoratore italiano del settore. Ma ad essere penalizzati, oltre alle imprese italiane, sono anche i consumatori i quali non possono sapere esattamente da dove arriva l’olio che acquistano poichè la normativa sull’etichettatura dell’olio prevede la generica indicazione dell’area di provenienza e non quella specifica del Paese di origine del prodotto”.
A produrre l’olio davvero e soltanto italiano sono 4.921 frantoi che tra il 2011 e il 2014 hanno realizzato in media 434.000 tonnellate di olio e garantiscono la qualità di uno degli alimenti simbolo del made in Italy apprezzato sulle tavole di tutto il mondo e che vanta ben 43 marchi Dop e Igp.
La maggioranza dei frantoi (900) si trova in Puglia, seguita da Calabria (817 frantoi), Sicilia (601), Toscana (418), Campania (395).
Ma come si fa a distinguere l’olio davvero italiano da quello che proviene dall’estero?
Proprio sulla riconoscibilità del prodotto realizzato in Italia Aifo Confartigianato sta dando battaglia.
“Noi frantoiani – sottolinea il Presidente Gonnelli – siamo il baluardo dell’olio made in Italy, siamo gli unici a produrlo utilizzando soltanto materia prima nazionale e metodi tradizionali che assicurano un alimento buono e sano. Chiediamo pertanto una normativa che riconosca la centralità dei frantoi nella filiera produttiva dell’olio, che faccia chiarezza sulla provenienza dell’olio e consenta ai consumatori di distinguere il prodotto artigiano dei nostri frantoi rispetto al resto della produzione. Chiediamo un mercato dell’olio trasparente per evitare inganni e frodi a danno dei consumatori e delle nostre aziende”.