- 13 Aprile 2017
- Posted by: Daniele Di Marzio
- Categories: Alimentazione, News
Il sistema del semaforo alimentare per le etichette dei prodotti che mangiamo è uno strumento troppo generico e semplicistico per una corretta informazione ai consumatori. Adottato in Gran Bretagna, il semaforo piace allemultinazionali che stanno facendo pressione sull’Europa per farlo diventare uno standard comunitario.
Una storia nota, su cui imprese made in Italy e nutrizionisti si erano già espressi senza tanti dubbi. Il semaforo alimentare, con i tre colori rosso, giallo e verde ad indicare la quantità di grassi, zuccheri e sali presenti nel prodotto, non riesce a fotografare la qualità degli ingredienti utilizzati, la natura e la tipologia dei grassi e degli zuccheri contenuti, venendo meno agli obiettivi stessi dell’etichettatura alimentare e della corretta informazione ai consumatori. Inoltre, il semaforo non tiene conto degli ingredienti e delle lavorazioni previste dai disciplinari dei marchi di qualità, come la Dop.
“L’impresa che produce attraverso questa estrema semplificazione informativa non riesce a trasmettere al consumatore il valore del proprio prodotto – spiega Massimo Rivoltini, presidente di Confartigianato Alimentazione – E’ riduttivo limitare il valore di un prodotto a un semaforo, trascendendo la tipologia degli ingredienti e delle tecniche di lavorazione. Oltretutto, stiamo parlando di prodotti che hanno una valenza importante anche sul lato del gusto e della tradizione. Mangiare bene, mangiare cose buone non è cosa da poco. Con il semaforo alimentare massifichiamo i prodotti con una valutazione che è esclusivamente nutrizionale ma assolutamente poco puntuale. E’ questo il problema. Non si può parlare di grassi senza valutarne anche la quantità, la tipologia e la qualità“, conclude Rivoltini.
Per intenderci, con il semaforo alimentare, la soda con dolcificante, a basso contenuto calorico, ha il semaforo verde, mentre il latte quello rosso, per colpa del grasso animale contenuto. Un altro esempio riguarda l’utilizzo dell’olio, non ci sarà differenza tra quello di oliva e quello di colza, e i formaggi, la maggior parte dei quali verranno marchiati con un bollino rosso.
Negli ultimi tempi è aumentato il fronte di chi si è detto contrario al semaforo alimentare. Oltre alla denuncia di imprese e consumatori che hanno riempito le pagine dei giornali, dal Fatto quotidiano al Corriere della Sera, anche i nutrizionisti hanno messo in guardia sulle tante pecche di un sistema di informazione poco chiaro, confusionario e che offre indicazioni fuorvianti ai consumatori.
“Da tempo, ormai, lavoriamo per una corretta informazione ai consumatori, anche sul tema della tracciabilità – aggiunge il presidente Rivoltini – Non siamo contrari a informare il consumatore, ma vogliamo che l’informazione sia completa e che non si riduca a una descrizione superficiale con un semaforo a tre luci, rossa, gialla e verde. E’ una faccenda molto più complessa, ma nell’interesse del consumatore. Con Primolabel – conclude – abbiamo fatto un’operazione da manuale, perché non solo permette ai nostri di rispettare la legge, ma anche di poter essere parte attiva e consapevole nella scrittura dell’etichetta”.