- 22 Giugno 2017
- Posted by: Daniele Di Marzio
- Categories: News, Servizi e Terziario
Confartigianato Pulitintolavanderie continua la battaglia contro l’abusivismo nel settore e per fare chiarezza sul fenomeno delle lavanderie self service che erogano impropriamente servizi di manutenzione dei capi.Attività che, per legge, non possono essere inserite in un servizio a gettoni e che comunque prevedono la designazione e la presenza di un responsabile tecnico ai sensi della legge 22 febbraio 2006 n. 84.
Su questo problema Confartigianato ha coinvolto, in una serie di incontri le istituzioni interessate. Dopo il confronto, svoltosi a a metà maggio con i vertici tecnici di Unioncamere in tema di visure camerali e modalità telematiche di controllo delle varie fasi di lavorazione presente nelle imprese, una delegazione guidata dal Presidente della categoria Carlo Zanin, ha incontrato lo scorso 8 giugno i rappresentanti dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) per affrontare il problema della SCIA per l’avvio dell’attività.
“A dieci anni dalla entrata in vigore della legge di settore che individua una serie vincoli e di requisiti professionali per l’accesso alla professione abbastanza stringenti, che si aggiungono ad una serie di autorizzazioni e adempimenti di natura ambientale – ha spiegato il Presidente delle Pulitintolavanderie di Confartigianato Carlo Zanin – il mercato sembra aver trovato, un po’ per alcune procedure da adeguare, un po’ per la scarsa conoscenza della norma e soprattutto per la furbizia molto “italiana” di alcuni di cercare un modo per aggirare i vincoli, un sistema per entrare nel settore senza i necessari requisiti. Ciò avviene con l’apertura di una lavanderia self a cui, con il tempo, si aggiungono, in modo illegale, attività di stireria o sartoria, con il solo scopo di legittimare la presenza di un operatore che poi, impropriamente, fornisce un servizio di completa assistenza all’interno della lavanderia self service”.
“Nessuna crociata contro le self service – ha sottolineato Zanin – se si limitano ad essere attività commerciali attraverso il noleggio lavatrici professionali ed essiccatoi utilizzati esclusivamente dalla clientela. Ma i due mondi si devono mantenere distinti e rivolgersi a clientele differenti. Comportamenti diversi e originali – ha proseguito – vanno perseguiti perché violano la normativa vigente e generano un fenomeno di concorrenza sleale verso le tintolavanderie tradizionali, oltre che di evasione fiscale e contributiva”.
Consapevoli del compito di coordinamento ed indirizzo che svolge ANCI nei confronti dei Comuni associati, Confartigianato ha quindi sollecitato una azione condivisa ed unanime nella predisposizione di una modulistica di Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) che aiuti a distinguere le due attività che per codice di classificazione ATECO risultano essere accomunate. Il codice 96.01.20 riguarda infatti: Altre lavanderie, tintorie – servizi destinati al pubblico di: lavaggio, pulitura a secco, stiratura eccetera, di qualsiasi tipo di capo di abbigliamento (inclusi quelli in pelliccia) e di articoli tessili, a macchina, a mano o mediante macchine self-service a moneta, incluse le piccole riparazioni di articoli tessili connesse al lavaggio. Inoltre, Zanin ha chiesto di stimolare le amministrazioni Comunali d’Italia a programmare controlli sui loro territori al fine di perseguire i casi più eclatanti. Stefano Campioni, responsabile dipartimento attività produttive dell’ANCI e componente del tavolo nazionale sulla semplificazione, ha condiviso ed apprezzato il quadro generale illustrato e ha assicurato il suo impegno per affrontare il problema. Ha informato che nell’azione di semplificazione in fase avanzata di lavori, la SCIA per le tintolavanderie già prevede una netta distinzione tra le self e le attività tradizionali e si è detto disponibile nelle riunioni successive ad inserire ulteriori accorgimenti fossero ritenuti necessari. Per quanto riguarda invece la comunicazione ai Comuni, ha chiesto la collaborazione di Confartigianato al fine di redigere una nota di indirizzo sul tema che risponda alle esigenze della categoria.