- 28 Marzo 2021
- Posted by: Luisella D'Alessandro
- Categoria: News
Nel 2020 il PIL Italiano registra un calo dell’8,9%, il peggiore in tempo di pace dall’Unità d’Italia – cali peggiori si sono registrati solo tra il 1943 e il 1945 – e si riporta sui livelli del 1998. Nel 2022 l’Italia e la Grecia risultano gli unici due paesi dell’Unione a non avere ancora riassorbito il ciclo delle tre recessioni del XXI secolo, segnando un livello del PIL inferiore rispetto a quello del 2007, rispettivamente del 6,2% e del 23,7%. L’analisi sulla dinamica dell’economia italiana è proposta nell’ultima Elaborazione Flash dell’Ufficio Studi ‘Crescita dopo la pandemia, contesto per le imprese e riforme: i ritardi dell’Italia da colmare’.
Gli effetti della crisi su debito pubblico, lavoro e investimenti – La velocità della ripresa è al centro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che sarà presentato alla Commissione europea entro il prossimo 30 aprile. Il Piano dovrà contenere concreti interventi di riforma in grado di accelerare la crescita del PIL ed evitare una disastrosa crisi del debito sovrano. In tale prospettiva, la politica economica, anche in questa fase difficile, deve guardare lontano.
L’analisi dei dati sul mercato del lavoro evidenzia che, a seguito della pandemia, si registra un già ampio calo di occupati, nonostante lo straordinario utilizzo degli ammortizzatori sociali: al quarto trimestre 2020 l’occupazione è in calo di 414 mila unità, con una riduzione tendenziale dell’1,8% rispetto al quarto trimestre 2019.
Per rilanciare l’economia italiana serve una politica fiscale espansiva che, per contenere il rapporto debito/PIL, deve massimizzare il tasso di crescita, focalizzando le risorse a favore degli investimenti privati e pubblici, dopo che questi ultimi, in dieci anni (2009-2019) hanno registrato un crollo del 28,7%, a fronte di una dinamica positiva per Francia e Germania, favorita dalla maggiore crescita di queste economie. L’inefficienza della macchina burocratica potrebbe ridurre gli effetti espansivi degli investimenti pubblici. Una analisi della Corte dei conti evidenzia che per 249 mila interventi per opere pubbliche avviati tra il 2012 e il 2020, il grado di realizzazione si ferma al 25,3%.
Il difficile contesto competitivo per le imprese – Per garantire una vitale accelerazione della crescita dell’economia italiana, vanno migliorate le condizioni di competitività delle imprese, anche attraverso una maggiore efficienza dei servizi erogati dalla Pubblica amministrazione. Un contesto difficile per l’attività d’impresa penalizza la dinamica della produttività e indebolisce i processi di creazione di valore. Secondo la comparazione internazionale del rapporto Doing Business 2020 della Banca Mondiale, l’Italia è al 58° posto nel mondo per facilità di fare impresa, al 23° posto tra i 27 paesi dell’Unione europea. Nella pubblicazione viene proposto un capitolo, curato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, con un confronto in 13 città italiane di 5 indicatori del ‘fare impresa’.
In Italia pesa anche l’eccessiva burocrazia fiscale: il nostro Paese scende all’ultimo posto in Ue per complessità e tempi necessari alle imprese per pagare le imposte. Persiste una durata insostenibile dei procedimenti civili: i 1.120 giorni necessari per la risoluzione di una disputa commerciale collocano l’Italia al 25° posto nell’Unione europea, davanti a Slovenia e Grecia, nonostante la spesa pubblica per i tribunali italiani in rapporto al PIL sia identica alla media europea. Lo scarso dinamismo dell’economia italiana è appesantito da un elevato carico fiscale, come ha recentemente evidenziato Confartigianato.
Le difficoltà di relazione con gli uffici pubblici, acuite nel corso della crisi da coronavirus, sono aggravate da una bassa efficacia dell’interazione digitale con la Pubblica amministrazione: la quota di cittadini italiani che interagiscono con la Pubblica amministrazione spedendo moduli compilati on line è dimezzata rispetto alla media dei paesi dell’Unione europea.
In tredici indicatori su venti esaminati nel confronto internazionale proposto nel report, l’Italia è agli ultimi tre posti tra i 27 paesi dell’Unione europea. Servirà uno sforzo straordinario, capace di convogliare le migliori energie del Paese, per superare l’emergenza sanitaria e implementare le riforme necessarie a ridurre alcuni di questi gap, generando un tasso di crescita che garantisca la sostenibilità del debito pubblico.