- 17 Maggio 2021
- Posted by: Luisella D'Alessandro
- Categoria: News
Sulle speranze di ripresa economica delle piccole imprese incombe il continuo rialzo dei prezzi delle materie prime. L’allarme arriva da Confartigianato. L’Ufficio studi della Confederazione ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle commodities non energetiche sono stati del 33,4% rispetto ad un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese del 2020.
Un’impennata che può provocare un effetto dirompente sui costi sopportati dalle piccole imprese manifatturiere italiane per l’acquisto di beni necessari alla produzione: tradotto in denaro, Confartigianato stima un impatto potenziale di 19,2 miliardi di euro in più in un anno a carico di 621.000 artigiani e piccole aziende.
Nel dettaglio, l’aumento dei prezzi delle materie prime sta colpendo il comparto delle costruzioni e i settori manifatturieri di metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. In questi settori operano 621.000 piccole imprese con 1.893.000 addetti, con una elevata presenza dell’artigianato, pari a 435.000 imprese che danno lavoro a 1.047.000 addetti.
I metalli di base
Secondo Confartigianato i rincari maggiori si registrano per i metalli di base con +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. Particolari tensioni per minerale di ferro con rincari annui del +88,1%, seguito da stagno (+77%), rame (+73,4%) e cobalto (+68,4%). E ancora zinco (+46,7%), nickel (+38,5%,), alluminio (+36,%), molibdeno (+32,4%). Allarme anche sul fronte delle materie prime energetiche, i cui prezzi a marzo 2021 aumentano addirittura del 93,6% su base annua.
La fiammata dei prezzi sta mettendo a dura prova gli artigiani e i piccoli imprenditori costretti a comprimere i margini di guadagno o addirittura a rinunciare a lavorare. I continui rincari nel periodo tra l’acquisizione delle commesse e la consegna del prodotto finito erodono il margine di profitto dell’imprenditore fino addirittura ad annullarlo o, nel peggiore dei casi, costringendolo a lavorare in perdita. Tra i settori più penalizzati, quello delle costruzioni che rischia di non cogliere le opportunità di rilancio stimolate dal superbonus 110%.
Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli chiede l’intervento immediato del Governo. In una lettera inviata ieri al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha sollecitato “forte attenzione al fenomeno e la messa in campo degli strumenti che possano rimettere in equilibrio domanda e offerta, nel rispetto della concorrenza e delle norme che ne regolano le restrizioni”. “Serve un’iniziativa rapida. Le nostre imprese – sottolinea il Presidente di Confartigianato – stanno vivendo una situazione grave e paradossale. Proprio mentre cercano di riagganciare la ripresa, devono fare i conti con materie prime carissime e introvabili, forniture negate dai grossisti, esaurimento delle scorte, tempi di consegna lunghissimi. Tutto questo, oltre a provocare un incremento dei prezzi al consumo, rischia di compromettere la ripresa, comprimendo la creazione di valore aggiunto delle imprese manifatturiere, settore dove l’Italia è al secondo posto nell’UE con un’alta dipendenza dall’estero di energia e materie prime”.
Settore delle costruzioni
L’emergenza dei rincari delle materie prime nel settore costruzioni viene così denunciata dal Presidente di Anaepa Confartigianato Arnaldo Redaelli: “Il problema del caro prezzi sta diventando ogni giorno più insostenibile per le imprese dell’edilizia, in particolare per le quelle artigiane e di piccole dimensioni, che rischiano di vedere compromessa la loro situazione lavorativa. Si tratta di una dinamica di mercato ingiustificata e incontrollata che pesa negativamente in un contesto già in forte sofferenza nell’ultimo anno a causa dell’emergenza sanitaria. Sia i contratti pubblici che quelli privati rischiano di non risultare più economicamente sostenibili da parte delle imprese, nonostante gli enormi sforzi per far fronte agli impegni assunti. Negli appalti pubblici, l’attuale Codice non prevede adeguate revisioni prezzi mentre andrebbe reintrodotto, come nel passato, il meccanismo di compensazione alle imprese in caso di aumenti dei materiali superiori al 10% accertati dal direttore dei lavori, in base al DL n. 162/2008. Per quanto concerne invece i lavori privati è auspicabile una revisione rapida e univoca dei prezzari regionali, con un adeguamento che possa tutelare imprese e committenza già legate a preventivi e/o a contratti stipulati. Ci appelliamo pertanto al Governo e alle Istituzioni preposte affinchè mettano in campo misure urgenti ed efficaci”.
Imprese della meccanica
Altrettanto preoccupante la situazione per le imprese della meccanica, come sottolinea Federico Boin, Presidente della Federazione Meccanica di Confartigianato: “Purtroppo il rincaro delle materie prime e la loro attuale difficile reperibilità stanno mettendo in crisi il comparto della subfornitura meccanica che invece stava evidenziando, da inizio anno, importanti e concreti segnali di ripresa. La spinta verso il digitale, l’innovazione ed il forte incentivo giunto dal piano Impresa 4.0 stanno permettendo alle imprese di essere più reattive su un mercato che richiede sempre più flessibilità e velocità nelle risposte al cliente. Come Federazione Meccanica chiediamo al Governo di mettere in atto le opportune azioni correttive sia sul fronte degli appalti pubblici che privati, altrimenti saremo costretti ad intervenire sul livello contrattuale con fornitori e clienti”.
Serramenti e arredo
Da parte sua, Giovanni Battista Sarnico, Presidente della Federazione Legno Arredo di Confartigianato denuncia: “Il rincaro della materia prima legnosa e dei semilavorati sta creando grandi difficoltà ai settori del serramento e dell’arredo. Un rincaro così pesante e repentino non si vedeva da anni. Purtroppo dipendiamo troppo dalla materia prima straniera che è sottoposta a continue bolle speculative. Dobbiamo ridare mercato al legname nazionale e riportare nel giusto alveo le importazioni di legname dall’estero. Solo così possiamo rafforzare la nostra filiera foresta legno, le imprese e le comunità che vi operano. Come Federazione Legno Arredo chiediamo al Governo di intervenire subito per calmierare questa bolla e alle imprese di prestare molta attenzione agli aspetti contrattuali”.
L’analisi dei dati dell’ultimo Bollettino economico della Bce conferma l’escalation dei prezzi delle materie prime: ad aprile 2021 quelle non energetiche, valutate in euro, registrano prezzi in salita del 33,4% rispetto ad un anno prima (era +24% a marzo) e quelle non alimentari arrivano a crescere del 51,4%. Il confronto su base annua risente del crollo dei prezzi durante il lockdown di primavera del 2020, ma l’aumento rimane elevato, attorno al +37% per le commodities non alimentari, anche se confrontato i livelli di sei mesi pria (ottobre 2020) o con quelli pre Covid di febbraio 2020.
L’allarme delle imprese per la bolla dei prezzi delle commodities è stato espresso nelle scorse settimane in una intervista su ‘Il Sole 24 Ore’ del Presidente Marco Granelli e in una lettera inviata da Confartigianato Meccanica al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgietti.
Le ultime tendenze dei segnali di prezzo delle commodities sono contenute nel report pubblicato oggi dall’Ufficio Studi di Confartigianato, nel quale si esamina l’estensione delle aspettative rialziste nella manifattura e nelle costruzioni, le concause e le conseguenze della bolla, una gelata di primavera sulla fragile ripresa dell’economia italiana che coinvolge una ampia platea di MPI.
La spinta dei costi e le MPI nei settori sotto stress – Con una analisi controfattuale contenuta nel report si stima il valore economico di uno shock da costi che interessa 621 mila micro e piccole imprese (MPI) con 1 milione 893 mila addetti operanti nei settori sotto stress per gli aumenti dei prezzi delle materie prime: le costruzioni e i settori manifatturieri della metallurgia, legno gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. All’interno di questo perimetro si riscontra una elevata presenza dell’artigianato, con 435 mila imprese artigiane che danno lavoro a 1 milione 47 mila addetti, pari al 38,8% dell’occupazione e al 55,3% degli addetti delle MPI.
Nonostante le analisi della Bce evidenzino la natura temporanea degli effetti sull’inflazione, si moltiplicano i segnali su scala globale di surriscaldamento dei prezzi: ad aprile 2021 i prezzi alla produzione in Cina salgono del 6,8% (+4,4% a marzo), negli Usa il tasso di inflazione balza al +4,2% (+2,6% a marzo), in Germania supera il limite del 2% (+2,1%, era +2 a marzo).
L’analisi nell’Elaborazione Flash ‘Escalation dei prezzi delle materie prime, la gelata della primavera 2021 sulla ripresa’, e nell’Appendice statistica, predisposta in collaborazione con Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, i dati sulle MPI e le imprese artigiane nei settori sotto pressione per regione e provincia. Clicca qui per scaricarla. Alcune anticipazioni dello studio di Confartigianato questa settimana su QE-Quotidiano Energia.