Aumento prezzi metalli: maggiori costi per il settore per PMI

A seguito di un aumento dei prezzi delle materie prime nel settore dei prodotti in metalli, la categoria della Carpenteria Meccanica di Confartigianato ha avviato un monitoraggio sul territorio del fenomeno. Si tratta di un aumento già intercettato dal Fondo Monetario Internazionale, che ha evidenziato un aumento dell’indice delle materie prime dei metalli a partire da dicembre 2020: nel dettaglio il minerale di ferro segna un aumento del 68,2% (era 49,0% a novembre), il rame del +27,9% (+20,6% a novembre), lo zinco del +22,3% (+10,1% a novembre) e il nichel del +21,6% (+4,2% a novembre).

Una sensibile impennata dei prezzi sui mercati internazionali che si riflette sui prezzi all’importazione e alla produzione, per i quali però non si registrano tensioni. Serve del tempo ad uno shock sui prezzi di acquisto delle materie prime per trasmettersi sui listini delle imprese, tanto più in una fase di diffusa debolezza della domanda.

Gli effetti della crisi Covid-19 sulle imprese dei metalli sono piuttosto pesanti: si stima, infatti, che le micro e piccole imprese del settore, oltre 69 mila, registreranno ricavi minori per per 7,1 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2020.

Lo stress da costi in una fase di mercato debole, costituisce un mix micidiale per le imprese di un importante cluster del Made in Italy, per il quale gli acquisti di materie prime rappresentano il 44,4% del fatturato.

Alla luce della situazione attuale, si stima una variazione dei prezzi di acquisto del 14,6% in media annuale, che determinerebbe un maggiore costo di materie prime per le micro e piccole imprese del settore per 3,2 miliardi di euro.

Quali sono le cause possibili dell’improvviso aumento dei prezzi dei metalli? Bisogna prendere in considerazione diversi fattori: aspettative legate all’introduzione dei vaccini, le elezioni americane e la prospettiva di domanda di infrastrutture negli USA e le attese di ripresa economica mondiale, associate alla straordinaria liquidità immessa da banche centrali per contrastare la recessione conseguente alla pandemia. Sulla trasmissione dell’aumento dei prezzi pesa anche l’apprezzamento dell’euro sul dollaro: a ottobre 2020 l’Italia importa prodotti della metallurgia per 32,9 miliardi di euro (cumulato ultimi dodici mesi) che, a fronte di esportazioni per 29,3 miliardi, contribuiscono ad un saldo negativo del commercio estero per 3,6 miliardi di euro.

Quello degli acquisti di commodities di metalli è un settore che vanta una diffusa presenza di imprese artigiane: nella classifica per occupati dell’artigianatodei settori manifatturieri quello dei prodotti in metallo è il primo, con 193 mila addetti nelle oltre 45 mila imprese artigiane.