- 17 Marzo 2016
- Posted by: admin
- Categories: Credito, News
Quando un piccolo imprenditore chiede un prestito alla banca, non sa che parte delle possibilità che ha di ottenerlo derivano da un meccanismo poco noto e dal nome vagamente esoterico, il “fattore di supporto per le piccole e medie imprese”.
Questo meccanismo, introdotto nel 2014 dalla Commissione Europea per assicurare un adeguato flusso di credito alle piccole imprese, consente alle banche di prestare denaro alle pmi con un minore assorbimento di capitale.
Detta in soldoni, quando un istituto di credito concede un prestito a una piccola o media impresa, purché di importo complessivo inferiore a un milione e mezzo di euro, deve accantonare meno patrimonio rispetto a quanto previsto dai rigidi parametri di Basilea 3, soldi che possono essere messi in circolazione.
La misura scade all’inizio del prossimo anno e nonostante questo strumento stia aiutando le piccole imprese a guidare la crescita economica del continente, in un contesto di ripresa ancora fragile, non tutti in Europa sono favorevoli a mantenerlo in vita.
In particolare, non lo è l’Autorità bancaria europea che teme che questo sconto sul patrimonio possa incidere sulla solidità del sistema creditizio di Eurolandia.
Il fronte dei favorevoli è però molto vasto ed è pronto a dare battaglia. Lo conferma l’iniziativa del vice presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che insieme a 11 alti rappresentanti del Parlamento Europeo, praticamente tutti i gruppi politici, ha inviato una lettera al Commissario Europeo per la stabilità finanziaria, Jonathan Hill, in cui chiede il prolungamento della durata del ‘fattore di supporto”.
Lo stesso giorno, il 24 febbraio, in Italia, le commissioni Finanze e Attività produttive della Camera hanno approvato una risoluzione del Pd, con primo firmatario l’onorevole Luigi Taranto, che impegna il Governo a “sviluppare ogni iniziativa utile” alla riconferma del meccanismo. Va nella stessa direzione la richiesta espressa da Confartigianato nel corso dell’audizione parlamentare del 22 febbraio, insieme a Rete Imprese Italia.
Secondo l’Associazione bancaria italiana, in 19 mesi la misura ha corrisposto a una maggiore potenzialità di credito di 30 miliardi, con una riduzione dello spread di 20 punti base. Un aiuto determinante in contesto generale ancora segnato dalle difficoltà di accesso al credito per le pmi.
Numeri che non possono lasciare indifferenti, soprattutto se si ricorda, come fa la lettera inviata a Hill, che la crescita economica e occupazionale della UE è affidata in massima parte alle piccole imprese che rappresentano il 99,8% delle imprese europee. Un motore di sviluppo che senza la benzina del credito è destinato a fermarsi.