- 30 Settembre 2015
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Lavoro autonomo, collaborazione, ditta individuale, impresa familiare: i distinguo necessari prima di avviare un’attività.
La ripresa economica sembra vicina (produzione e ordini in aumento, ripresa delle assunzioni..) ma chi ha perso il lavoro in questi anni non è detto che riesca a trovarne subito un’altro. Molti dovranno inventarselo, magari avviando un’attività indipendente. Vediamo allora come mettersi in proprio partendo da zero, dopo aver valutato attentamente il rischio d’impresa. Per cominciare, bisogna scegliere fra due strade: lavorare con contratti di collaborazione o aprire Partita IVA.
Lavoro autonomo occasionale
Si può definire lavoratore autonomo occasionale chi si obbliga a compiere, dietro corrispettivo, un’opera o servizio con lavoro prevalentemente proprio, senza vincolo di subordinazione, né potere di coordinamento del committente e in via del tutto occasionale. I lavoratori autonomi, inoltre, hanno completa autonomia circa i tempi e le modalità di esecuzione del lavoro. Gli autonomi occasionali hanno obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS nel caso conseguano redditi fiscalmente imponibili superiori a 5.000 euro nell’anno solare (somma di compensi da tutti i committenti occasionali). Quelli da lavoro autonomo occasionale sono classificati fra i “redditi diversi”, ai sensi dell’art. 67, comma 1, lettera l del TUIR.
Collaborazione occasionale
Le collaborazioni occasionali sono prestazioni di breve durata (30 giorni) e modesto importo (massimo 5.000 euro nell’anno solare con lo stesso committente). Conservano i requisiti delle vecchie collaborazioni coordinate e continuative anche sotto il profilo giuridico e previdenziale. Pertanto, ai sensi della Legge n. 335 del 1995, si iscrivono alla Gestione Separata qualunque sia la durata e l’importo (la base imponibile per il calcolo del contributo della Gestione Separata è individuata con le stesse regole dettate dal Fisco per l’individuazione dell’imponibile Irpef).
Ditta individuale
La forma più semplice e comune per avviare un’impresa è la ditta individuale: è la più facile da aprire dal punto di vista burocratico e la meno onerosa dal punto di vista economico. L’unica figura riconosciuta è quella dell’imprenditore: responsabile della gestione, assume in nome proprio le obbligazioni derivanti dall’attività e partecipa al rischio d’impresa con il patrimonio personale. La costituzione avviene tramite apertura della Partita IVA e iscrizione, entro trenta giorni, presso il Registro delle Imprese della Camera di Commercio della provincia in cui è fissata la sede legale. L’imprenditore può avvalersi della collaborazione di personale dipendente o dei propri familiari. In quest’ultimo caso si darà vita ad un’impresa familiare.
Lavoro familiare
Nell’impresa familiare, oltre al titolare partecipano in mondo continuativo e prevalente (requisito di “non occasionalità”) più familiari (coniuge, parenti entro il terzo grado e affini entro il secondo) con diritto: a partecipare agli utili dell’impresa (ma non alle perdite); a intervenire nelle decisioni inerenti l’impiego degli utili e l’incremento del patrimonio aziendale: a partecipare alle decisioni di gestione straordinaria e alla cessazione dell’azienda; di prelazione in caso di cessione dell’azienda.
L’imprenditore deve rimanere assegnatario di almeno il 51% degli utili mentre le quote spettanti a tutti i collaboratori familiari non possono superare il 49% degli utili conseguiti dall’impresa. Il titolare, in caso di insolvenza, è l’unico soggetto passibile di fallimento. Icollaboratori familiari non possono svolgere in modo continuativo un’attività di lavoro dipendente, autonomo o d’impresa. La costituzione dell’impresa familiare deve avvenire per atto pubblico o scrittura privata autenticata. Entro trenta giorni dalla stipula dell’atto occorre provvedere all’iscrizione nel Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio della provincia in cui l’impresa ha sede legale.
Scenario attuale
L’avvio di un’attività diversa dal commercio è solitamente legata alle conoscenze personali: un laureato in lingue può avviare un’attività di traduzione; un creativo lanciarsi come grafico; un informatico dedicarsi alla manutenzione di computer. Attività semplici ma che oggi possono trovare terreno fertile.
Fonte: PMI