- 18 Gennaio 2021
- Posted by: Luisella D'Alessandro
- Categoria: News
Il Presidente di Confartigianato, Marco Granelli, invita il Governo a indicare nel Recovery Plan “tra le cause dell’insufficiente crescita italiana, la ridotta dimensione media delle imprese”. Granelli si riferisce ad un passaggio delle anticipazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che considera un nodo da risolvere per il rilancio dello sviluppo proprio la ridotta dimensione media delle imprese italiane. Un pregiudizio che pare essere smentito dai fatti, in quanto è stato registrato che, dal 2015 al 2019, il settore manifatturiero, per esempio, ha registrato un incremento del 7,6%, ben superiore a quello di Germania e Francia, che hanno industrie in media più grandi rispetto a quelle del nostro Paese.
Per il Presidente Granelli il problema dell’Italia è l’ambiente che circonda i piccoli imprenditori: “non ci servono ‘ormoni della crescita’ per le aziende. Quello che deve cambiare sono le condizioni di un habitat nazionale poco favorevole all’iniziativa economica, sia essa micro, piccola, media o grande”, ha dichiarato.
Il Recovery Plan rappresenta l’occasione imperdibile per resettare il sistema Italia e creare condizioni di competitività per tutte le imprese, a prescindere dalla loro dimensione, e grazie alla quale puntare su digitalizzazione, infrastrutture efficienti, transizione al green. Oggi l’Italia è ancora al 58° posto tra 190 Paesi nel mondo per la facilità di fare impresa. Abbiamo tanto da recuperare, soprattutto dal punto di vista della semplificazione normativa e burocratica: per fare un esempio, i tempi medi per realizzare un appalto pubblico in Italia sono superiori del 35% rispetto alla media europea. L’Italia è inoltre al penultimo posto nell’UE per qualità dei servizi pubblici: l’eccessiva burocrazia e la scarsa efficienza della PA ridurrebbe pericolosamente gli effetti sulla crescita degli investimenti finanziati con Next Generation EU.
“Tra le riforme da realizzare – sottolinea ancora il Presidente di Confartigianato – c’è quella del fisco con la riduzione del peso delle tasse: oggi in Italia la pressione fiscale è più alta di 1,6 punti di Pil rispetto alla media europea. In cima alla lista delle cose da cambiare ci sono anche le condizioni delle infrastrutture materiali e immateriali e l’accesso al credito. E bisogna recuperare i ritardi sul fronte degli investimenti in formazione delle competenze e nell’innovazione digitale”.