- 26 Gennaio 2016
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Meno modelli di studi di settore, semplificazione della metodologia di calcolo, aggiornamento annuale: riforma degli studi di settore e sperimentazione 2016.
Gli studi di settore si riducono a circa 170) semplificando il metodo di applicazione: parte da qui la riforma degli studi di settore al centro del lavoro della SOSE (società del ministero dell’Economia che si occupa degli studi). Il piano è annunciato dal ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, nell’Atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale 2016-2018. E le parti stanno discutendo sui punti fondamentali.
Attualmente ci sono 204 studi destinati a una platea che conta più di 3 milioni di contribuenti. L’atto di indirizzo del ministero specifica l’intenzione di: «rivedere gli studi di settore per renderli maggiormente efficaci e massimizzare l’attendibilità delle stime, assicurandone al contempo la semplificazione anche attraverso la riduzione del loro numero».
Obiettivo, portare a termine la riduzione dei modelli: «senza perdere il dettaglio delle attuali tipologie che permettono la misurazione dell’andamento del microsettore di riferimento».
Le prime sperimentazioni partono già con i modelli dichiarativi 2016: fra i 60 studi in revisione, 30 faranno da progetto pilota per la sperimentazione, attraverso un doppio modello: uno con il vecchio metodo e uno che recepisce la nuova metodologia. Il risultato sarà valutato dal tavolo degli esperti. L’obiettivo è quello di rendere questa forma di accertamento induttivo il più precisa possibile, correggendo una serie di inefficienze che, negli ultimi anni, hanno reso questo strumento sempre meno efficace: il numero dei controlli da studi di settore da parte dell’Agenzia delle Entrate è in calo dal 2011.
Roadmap
- aggiornamento annuale studi di settore;
- riduzione numero studi di settore;
- revisione processo metodologico;
- riduzione numero variabili del modello;
- riduzione numero cluster (gruppi di elementi omogenei in un insieme di dati in base ai quali sono costruiti gli studi, attualmente oltre 2mila).
L’idea è quella di non lavorare più per cluster, introducendo invece i modelli organizzativi di business (MOB), che rappresenterebbero quindi un nuovo parametro di riferimento. Bisogna vedere se e come proseguiranno i lavori per arrivare a una precisa ipotesi di semplificazione del sistema.
Fonte: PMI